Skip to main content

Virgolette

Scritto da Giovanni Pallotta il . Pubblicato in Punteggiatura.

Le virgolette, così dette perché somiglianti a piccole virgole, in italiano sono di due tipi: virgolette alte (“ ”) adesso dette inglesi, in realtà dette italiane, e virgolette basse (« ») dette anche sergenti o caporali, denominazione dovuta all'evidente richiamo ai gradi militari. A queste vanno aggiunti gli apici (‘ ’), detti anche virgolette semplici.

Le virgolette basse, conosciute anche con il nome francese di guillemets dal tipografo francese Guillaeme che nel Seicento per primo pare ne abbia fatto uso, sono impiegate nelle citazioni in corpo, nei dialoghi e nei titoli di testate giornalistiche, dove si contendono l'uso con le virgolette alte.

Le virgolette alte sono utilizzate nelle citazioni all'interno di citazioni e nei casi in cui si voglia sottolineare un termine (in alternativa all'uso del corsivo) o sottolinerarne il significato particolare o gergale o anche familiare.

Gli apici si trovano quasi esclusivamente in linguistica, per riportare il significato di vocaboli stranieri o dialettali. Non è raro l'utilizzo in luogo delle virgolette alte soprattutto nell'editoria giornalistica.

La lingua inglese conosce solo virgolette alte, indiscriminatamente. Per le citazioni all'interno di citazioni usa le virgolette semplici.

Come altri segni di punteggiatura entrambi i simboli, di apertura e di chiusura, vanno battuti in genere senza spazio. Alcune case editrici (Einaudi, il Mulino) conservano un'impostazione 'storica' e inseriscono uno spazio indivisibile dopo le virgolette basse aperte e prima delle virgolette basse chiuse, in memoria dell'uso primigenio delle virgolette basse che servivano a segnalare, ripetute all'inizio di ogni rigo,  il testo citato da altre fonti e riportato tal quale nel discorso. Le virgolette in questo caso erano opportunamente distanziate dal testo e a volte anche poste fuori gabbia.