Skip to main content

Definizione del libro e terminologia relativa

Scritto da Giovanni Pallotta il . Pubblicato in Introduzione.

nomenclatura libro

Il libro stampato è un oggetto quotidiano, di uso comune, un prodotto complesso frutto di professionalità diverse.

Fisicamente il libro si presenta come un certo numero di fogli stampati o comunque scritti in un dato formato, assemblati e tenuti insieme da una legatura. Nella descrizione degli elementi costitutivi, la terminologia del libro  attinge al vocabolario specialistico della legatoria. Esternamente abbiamo la copertina, costituita da tre macro elementi, i piatti o specchi e il dorso o costa: gli angoli rinforzati che si trovano a volte nel piatto anteriore e in quello posteriore — negli angoli liberi delle due copertine — sono detti punte, mentre la parte di copertina che sporge dal blocco delle pagine si chiama unghiatura; il dorso corrisponde allo spessore dei fogli interni; sul dorso, quasi sempre stampato, possono trovarsi alcuni rialzi detti nervi che limitano porzioni del dorso che prendono il nome di caselle; l'insieme dei fogli di un libro chiuso è detto taglio, la parte superiore taglio superiore o testa, la parte inferiore taglio inferiore o piede. Il margine esterno è detto anche margine di taglio, mentre quello verso l'interno del libro si chiama margine interno o di cucitura. Internamente, i fogli di carta legati alla copertina si dicono risguardi o risguardie o fogli di guardia; ogni lato dei fogli interni si dice pagina.

La copertina — sempre presente nel libro moderno — non è a rigore strettamente necessaria per farci riconoscere un libro. E tuttavia, nell'esaminare un volume, non è facile capire quali sono gli elementi in base ai quali decidere che l'oggetto in questione sia proprio un 'libro'. E infatti rimane spesso difficile definire il libro in maniera univoca.

Una Raccomandazione dell'Unesco del 1964 avverte che  «il libro è una pubblicazione stampata, non periodica, con più di 49 pagine». Al di sotto di tale numero dovremmo parlare più propriamente di opuscolo, brochure, libretto, ecc., ma si capisce facilmente come questa semplice convenzione non possa essere considerata valida in ogni situazione.

In realtà, parlando di libri sembra normale e generalmente accettato potersi riferire al libro stampato. Una definizione del libro che includa la stampa fra le sue caratteristiche essenziali però dovrebbe ben presto fare i conti con il libro manoscritto, a buon diritto libro a tutti gli effetti.  Non solo. Questo aspetto può dirsi oggi profondamente in discussione, soprattutto se si consideri che la distribuzione elettronica dei documenti permette l'esistenza e la circolazione di libri che possono essere letti sullo schermo, senza essere stampati. Frederic Barbier nella sua Storia del libro osserva inltre che mentre il libro sembra opporsi al periodico (giornale, rivista, ecc.), inspiegabilmente più giornali o riviste rilegate insieme costituiscono senza dubbio un libro.

Il nome del libro è dappertutto una metonimia: quasi sempre il supporto per la scrittura, per la maggior parte un tipo di legno, viene preso per lo scritto. Nelle lingue romanze, l'italiano libro, il francese livre, lo spagnolo libro, il portoghese livro proseguono tutti il latino liber, propriamente una pellicola biancastra compresa fra il legno e la corteccia, usata come materiale scrittorio nell'antichità, secondo quanto riporta Plinio.

Per estensione poi, libro viene a indicare anche il contenuto, l'opera o una parte di essa.

Il volumen era una striscia di papiro arrotolata intorno a due assicelle, e deriva il nome dal latino volvere, 'avvolgere, girare'. Il codice invece deve il suo nome al codex un insieme di tavolette di legno (codex appunto) incise, tenute insieme con uno spago.

Nelle lingue germaniche, il tedesco buch e l'anglosassone book derivano dall'alto tedesco bokis, che vuol dire 'faggio'. In greco il nome del libro biblion era derivato da biblos, il nome del papiro egiziano, e probabilmente nulla ha a che vedere con la leggendaria omonima città dei Fenici. In italiano il plurale di biblion ha dato nome alla Bibbia, ta biblia, vale a dire «i libri» per eccellenza. Dal canto suo il papiro ha prestato il suo nome alla carta nella lingua francese, papier.

Il libro come nasce nella mente dell'autore è solitamente diverso da quello che sarà realmente disponibile per la vendita in libreria. Da un punto di vista concettuale, infatti, la materia prima indispensabile per la confezione di un libro è certamente il contenuto, e l'organizzazione dei contenuti è solitamente affrontata e risolta dall'autore, salvo indirizzi particolari forniti dalla casa editrice, quando il libro debba essere inserito in una collana o rispondere a particolari esigenze editoriali.

Una buona organizzazione dei contenuti di una pubblicazione può essere ottenuta pianificando preventivamente le relative voci di indice. È buona norma all'inizio del lavoro creare un primo sommario del volume per capire, improvvisati lettori di se stessi, cosa cercheremmo nel libro, verificare la validità e la completezza degli argomenti trattati, colmare eventuali lacune.