Abbreviazioni e simboli
Abbreviazioni
Caratteristiche delle abbreviazioni
L'ISO 4:1997 Information and documentation—Rules for the abbreviation of title words and titles of publications specifica le regole da seguire nell'abbreviazione dei titoli, ma stabilisce al contempo criteri generali validi con pochi adattamenti attraverso lingue diverse e utili per dirimere i casi dubbi. L'ISO 4 (p. 1) così definisce l'abbreviazione:
«Abbreviated term resulting from the omission of some its letters [Termine abbreviato risultante dall'omissione di alcune lettere].»
Riporto qui alcuni dei criteri fondamentali richiamati nella ISO 4 che mi pare non debbano nella maggior parte dei casi essere disattesi:
Per abbreviare un termine è necessario che le lettere da sopprimere siano almeno due. I termini da abbreviare attraverso l'eliminazione di una sola lettera non vanno abbreviati, ma si scrivono per intero.
Non vanno inoltre abbreviate le parole artificiali, i nomi di fantasia di prodotti e personaggi, in alcuni casi rappresentati a loro volta da acronimi.
Tuttavia i termini entrati nell'uso comune o anche i termini specialistici all'interno di pubblicazioni destinate a un pubblico possono essere abbreviati.
Le abbreviazioni di una sola lettera sono riservate a termini di uso comune e di immediata comprensibilità:
n. = numero
p. = pagina
I diacritici ove presenti si conservano anche nelle abbreviazioni. Si consideri che questo caso ricorre limitatamente nell'italiano o non ricorre affatto, ma deve essere tenuto presente in caso si abbia a che fare con parole straniere.
La forma abbreviata per il singolare può essere utilizzata anche per il plurale fintanto che la forma nella sua struttura possa rappresentare validamente entrambe le forme singolare e plurale. Non solo. La stessa abbreviazione può rappresentare tutte le forme flesse a partire da una medesima radice se la forma abbreviata è coerente con le forme prese in esame. Questo criterio pone evidentemente qualche problema in ordine alle abitudini consolidate nelle abbreviazioni per l'italiano.
Se l'abbreviazione è compatibile con i vocaboli derivati dal termine abbreviato nel senso che quell'abbreviazione potrebbe essere considerata l'abbreviazione del termine secondario in assenza del vocabolo primario, essa può essere adottata anche per la rappresentazione dei derivati.
ass. = associazione
ass. = associativo
Tuttavia la forma derivata può essere abbreviata, anche se la forma principale è riportata senza abbreviazione.
Parole che esprimono concetti diversi richiedono abbreviazioni diverse. Al fine di non confondere il lettore, sarà opportuno e necessario infatti tenere distinte le abbreviazioni che riamndano a vocaboli semanticamente distanti, anche se la loro forma tipografica potrebbe suggerire 'naturalmente' di adottare la stessa abbreviazione.
Tipi di abbreviazioni
Le abbreviazioni sono sostanzialmente di tre tipi.
Abbreviazioni per troncamento
Il troncamento di una parola consiste nella caduta di una o più lettere finali, come in dott. per 'dottore', in sig. per 'signore', p. per 'pagina'. Questo tipo di abbreviazioni è quello raccomandato dalla ISO 4:1997 nella formazione di abbreviazioni. Le abbreviazioni così prodotte sono quasi sempre seguite dal punto. Per la norma ISO 4 il punto obbligatorio in questo tipo di abbreviazioni è obbligatorio.
Abbreviazioni per contrazione
Le abbreviazioni per contrazione sono quelle in cui una o più lettere interne comprese fra gli estremi di una parola sono omesse, come accade in dr da 'doctor', in ca. da 'circa', cfr da 'confer' (confronta). L'ISO 4 osserva che le abbreviazioni per contrazione sono ottenute in prima battuta attraverso la soppressione delle vocali.
Secondo Serianni in questo tipo di abbreviazioni il punto finale può essere omesso. Questo genere di abbreviazioni può inoltre contenere punti al proprio interno come separazione fra le parti costituenti o, se si preferisce, in sostituzione delle lettere omesse. Così accade in sig.ra per 'signora', rev.mo per 'reverendissimo', in f.lli per 'fratelli' ecc. Si noti che il punto cade nella prima interruzione della parola rappresentata.
Abbreviazioni composte
Le abbreviazioni composte dette anche per sigla sono quelle formate dalla sequenza di lettere o sillabe iniziali di più parole, che danno luogo ad abbreviazioni come c.c.p. 'conto corrente postale'; i.e. 'id est', cioè. Alcune abbreviazioni del terzo tipo possono essere riguardate come una combinazione di abbreviazioni provenienti dal primo e dal secondo tipo: d.l.vo 'decreto legislativo', per esempio. In questi casi è sempre presente il punto e le lettere sono battute senza spazi intermedi.
Un tipo particolare di abbreviazioni del terzo tipo che rispondono a una maggiore concettualizzazione sono le sigle e gli acronimi. I simboli sono rappresentazioni ancora più astratte, a volte derivati come abbreviazione dalla parola stessa, come accade in m per il metro, W per il watt, Cu per il rame abbreviazione del lat. cuprum.
In alcuni casi lettere e caratteri tipografici speciali sono rappresentative di un concetto indipendentemente o meno dall'esistenza di una relazione di discendenza del simbolo dalla parola: © per copyright, § paragrafo, $ dollaro, % per cento ecc. I simboli possono essere usati da soli, con altre parole, con numeri o in unione con altri simboli. Questo genere di abbreviazioni non ammette il punto alla fine.
Uso delle abbreviazioni
Si consideri, annota Ritter, che le abbreviazioni sono sempre ad uso del lettore e non per comodità di chi scrive. Perciò si eviti per quanto possibile il ricorso alle abbreviazioni, tranne in quei casi in cui fattori oggettivi come la mancanza di spazio lo richiedano oppure il ricorso continuo nel testo di alcuni termini esprimibili in forma abbreviata rendano effettivamente più agevole la lettura. In generale le abbreviazioni trovano impiego principalmente in lavori scientifici e trattazioni specialistiche. Nelle opere di saggistica si vedono per lo più abbondanti nelle note e nelle bibliografie. Tuttavia neanche la scrittura ordinaria riesce a fare a meno di abbreviazioni, che nella narrativa ricorrono prevalentemente sotto forma di sigle e acronimi di uso quotidiano.
Nei testi di narrativa sarà opportuno sciogliere le abbreviazioni dei titoli o dei simboli che accompagnano le quantità.
Il signor Claudio e non il sig. Claudio
Il dottor Rossi e non il dott. Rossi
Duecentocinquanta metri invece di 250 m o di duecentocinquanta m
Evitare di iniziare un paragrafo con un'abbreviazione. Eventualmente ricomporre la frase in modo da spostare l'abbreviazione all'interno.
A parte le abbreviazioni molto diffuse e note alla quasi totalità dei lettori, non si dovrebbe mai commettere l'errore di credere che altri abbia la stessa familiarità con quelle abbreviazioni che noi utilizziamo di frequente. La prima volta che l'abbreviazione compare nel testo, in genere una sigla o un acronimo, sarà opportuno scioglierla fra parentesi in modo da renderla comprensibile. È possibile adottare anche la formula inversa e lasciare fra parentesi l'abbreviazione. Alternativamente l'abbreviazione può essere sciolta in una nota a piè di pagina, con la dicitura 'nel seguito...', 'd'ora in poi...' In ogni caso ci si porrà il problema ogni qualvolta un'abbreviazione ricorra almeno quattro cinque volte nel testo.
Se le abbreviazioni sono numerose sarà buona regola dichiarare in una pagina, a inizio lavoro, le abbreviazioni utilizzate nel testo. Sarà ugualmente opportuno ricorrere a un elenco delle abbreviazioni nel caso in cui il nostro testo possa essere letto non in sequenza oppure sia scritto a più mani. È in genere utile un elenco delle abbreviazioni ogni qualvolta sia in dubbio la comprensibilità del testo.
Alcune abbreviazioni sono canoniche in ambiti specifici e, nei lavori specialistici che ne fanno uso, si può generalmente fare a meno di un elenco che le illustri.
Abbreviazioni nomi di persona
I nomi propri di persona non sono in genere suscettibili di abbreviazione. L'accorciamento dei nomi per la formazione di diminutivi (Toto, Nino, Ale, Franci, Betty) è certo cosa diversa dall'abbreviazione. Abbreviazioni nei nomi personali si ritrovano tuttavia numerosi nelle bibliografie, negli elenchi, nei dati tabellari dove spesso scarseggia lo spazio, dove il nome è sempre seguito dal punto e dal cognome per esteso.
Nei nomi di finzione letteraria, taciuti di proposito, spesso è omesso anche il cognome, mentre l'iniziale del nome è preceduta da un titolo. In tal caso l'iniziale del nome può o non avere il punto di abbreviazione:
il signor X, il dottor M., la signora S
In caso di doppio nome, le iniziali, entrambe puntate, saranno battute senza spazio intermedio.
T.A. Edison
Diversamente si comporta, in maniera dichiarata e consapevole, l'Oxford Manual of Style, che suggerisce invece lo spazio dopo il punto senza distinzioni.
Sigle e acronimi
Nel variegato panorama delle abbreviazioni, un discorso a parte meritano le sigle e gli acronimi.
La distinzione fra sigla e acronimo è sottile e quasi capziosa, dal momento che in base alle definizioni i due termini potrebbero essere considerati essenzialmente sinonimi. L'acronimo, di introduzione recente, preso in prestito alla linguistica, il cui uso risale al 1950, è una nuova parola formata dalle lettere o da intere sillabe, iniziali o anche finali, di altre parole che ne illustrano il significato. L'acronimo può essere anche la parola risultante dal'unione della(e) sillaba(e) iniziale(i) di una parola con la sillaba finale di un'altra, come accade in motel, per esempio, formata dalle sillabe iniziali e finali delle parole moto + hotel.
La sigla è l'insieme, generalmente in sequenza, delle sole lettere iniziali. In generale, l'acronimo è suscettibile di essere pronunciato come un qualsiasi altro vocabolo della lingua, la sigla no, e sembra essere questo il tratto maggiormente distintivo fra sigla e acronimo. Per esempio, sono acronimi le parole radar (dall'ing. radio detection an ranging), laser (ing. Light Amplification by Stimulate Emission of Radiation), modem (modulatore/demodulatore).
Si capisce subito che in base a definizioni così restrittive le sigle automobilistiche delle città italiane, per esempio, dovrebbero essere piuttosto considerate acronimi quanto al come sono formate, mentre continuano a comportarsi come sigle rispetto alla pronuncia che non consente di trattarle come una nuova parola del vocabolario.
È dubbio se le sigle debbano essere puntate nei loro elementi. Questo uso, generalizzato e indiscusso fino a poco tempo fa, è stato progressivamente abbandonato in favore di una scrittura più rapida e uniforme, senza punti e senza maiuscole, nei nomi propri limitata alla sola lettera iniziale, promossa soprattutto dalla pratica giornalistica. Gli acronimi, proprio per essere trattati alla stregua di altre parole presenti nel vocabolario, sono quasi sempre privi di punteggiatura iterna e tale uso, forse proprio a causa della difficoltà di distinguere nettamente gli acronimi dalle sigle, si è venuto affermando anche per le sigle, che vedono sempre più spesso la sola iniziale maiuscola. Inoltre, come si vede nell'uso quotidiano, l'acronimo che non è identificativo di un ente o di una istituzione, ma che, al contrario ha perso nella coscienza dei parlanti il significato originale, è trattato con lettera iniziale minuscola, come un sostantivo comune.
mi ha inviato un sms per scusarsi; ha inciso un nuovo cd.
La distinzione fra acronimo e sigla è tuttavia dibattuta e quindi viva anche all'estero.
Titoli civili e militari
L'abbreviazione dei titoli (ing., dott., prof. ecc.) è meglio utilizzata nella corrispondenza e in tutti i casi in cui lo spazio a disposizione è poco. Se accompagnati al solo cognome i titoli vanno preferibilmente sciolti:
il dott. Domenico Rossi, il dottor Rossi.
L'abbreviazione dei titoli derivanti da cariche sociali, istituzionali o elettive seguono lo stesso criterio. Perciò è corretto
il presidente della Repubblica
il presidente Giorgio Napolitano
Lo Stato Maggiore della Difesa pubblica e aggiorna periodicamente proprie direttive emanate in ordine alle sigle e alle abbreviazioni militari: oltre alla SMD-G-016(A) "Direttiva interforze di policy nazionale in materia di abbreviazioni e sigle militari" che ha valore e scopo principalmente concettuale, la Difesa pubblica il Glossario nazionale delle abbreviazioni e sigle militari (SMD-G-016(A)-2) che rappresenta concretamente un dizionario delle sigle e delle abbreviazioni utilizzate in ambito militare. Il Glossario (ed. 2007), organizzato alfabeticamente e ricco di molte voci e spiegazioni, non elenca tuttavia i gradi militari (caporale, sergente, tenente ecc.) e le loro abbreviazioni, lasciando con ciò concludere che a rigore i gradi militari non sarebbero quasi suscettibili di abbreviazione e dunque meglio scritti sempre per esteso.
In ambito internazionale invece, almeno per quel che riguarda Gran Bretagna e Stati Uniti, le abbreviazioni dei gradi sono molto bene indicate e tabelle esplicative sono facilmente reperibili anche nei dizionari bilingue italiano-inglese, come l'Oxford Paravia, oppure nei dizionari e siti di traduzione online come in questa pagina sui gradi militari di wordreference.com.
Nella lingua letteraria i titoli militari, alla stregua dei titoli civili, vengono in generale trattati con la lettera iniziale minuscola, sia se ricorre l'abbreviazione sia se il titolo è sciolto sia se accompagnato dal nome sia se usato da solo. L'Appendice I "Sigle, Abbreviazioni, Simboli" del Dizionario Italiano Sabatini Coletti (Giunti 1997) riporta le abbreviazioni dei gradi militari più comuni in carattere tutto minuscolo seguito dal punto: cap. per capitano, ten. per tenente, magg. per maggiore, gen. per generale, ma Amm. per ammiraglio.
In ambiti particolari, nelle stesse Forze Armate, in certa storiografia, con intento reverenziale o enfatico le abbreviazioni di titoli militari e i gradi militari estesi possono prendere l'iniziale maiuscola.
ten. Alberto Rossi, il capitano Corelli
La pratica anglosassone mette il titolo in maiuscolo quando si accompagna al nome, in minuscolo se sta da solo. Al contrario l'italiano prevede la maiuscola, non obbligatoria, per il titolo che pur stando da solo sia usato in sostituzione della persona cui il titolo stesso è attribuito:
Incontrerò il Comandante nel pomeriggio.
Ma anche
Incontrerò il comandante nel pomeriggio.
Trattamento del testo con le abbreviazioni
Abbreviazioni comunemente utilizzate per riferirsi a parti del testo sono convenzionalmente adoperate con iniziale minuscola. Esse conservano la minuscola anche se si trovano, come accade nella redazione di testi critici e accademici, all'inizio della frase, in principio di nota. Per esempio, paragrafo 7.3, pagina 45. versi 161-168 diventano:
par. 7.3.
p. 45.
vv. 161-168.
L'uso del corsivo con le abbreviazioni è molto limitato. Le abbreviazioni dei termini in latino che possono considerarsi ormai d'uso comune, come le parole che rappresentano, non vanno messe in corsivo, ma mantenute in tondo.
- Ibid. per Ibidem
- Id. per Idem
- Ead. per Eadem
- i.e. id est
- vs. per versus al di fuori degli ambiti accademici e nella scrittura giornalistica, si trova, forse per la mediazione dell'inglese, sempre più spesso senza il punto di abbreviazione.
INTER VS JUVE